sabato 10 novembre 2012

LA DOLCE ALA DELLA GIOVINEZZA, IN MISTO LANA (un giorno dopo l'altro 2)

Di N.L. ho un ricordo particolare, preciso, durante una gita. Notte, corridoio dell'albergo, momento in cui, dopo essere rientrati da qualche dopocena, provi a organizzare la nottata in modo che sia tranquilla il più possibile, anche se ti prepari comunque a girare fino a tardi per i corridoi, con la tua tuta da ginnastica addosso e il tuo romanzo in mano. Anche loro sono lì che girano, si guardano e parlano, si mettono d'accordo per trovarsi, chi in camera di chi eccetera.
Tu dai un occhio in giro, cerchi di vedere che non ci siano bottiglie strane o altro: gliel'hai raccomandato mille volte ma sai che non puoi mai fidarti del tutto. Gli ricordi che c'è sempre un rappresentante di Bergamo che dorme al piano di sopra o di sotto e che domani ha un importante appuntamento d'affari e che tu non vuoi essere chiamato nel cuore della notte dal concierge perché c'è casino. Minacci squartamenti, torture navajo, rappresaglie didattiche. Accetti l'inevitabile: gruppi di studenti in pigiama si concentreranno in alcune camere, che cercherai di individuare e di tenere sorvegliate, bussando ogni tanto per ricordare che sei là in giro, che si deve parlare sottovoce e che non sono ammesse grida e risate. Sai che se c'è qualche coppia storica gli altri congiureranno per assicurare ai due piccioni la tranquillità necessaria, sai che qualche coppia potrebbe formarsi più o meno estemporaneamente: perché il clima di libertà toglie un po' di inibizioni, o perché qualcuno aspetta da tempo l'occasione per fare un tentativo capitale. A volte con l'animo leggero e volante, a volte col cuore ingombro di un intasamento emotivo frutto di lunghi spionaggi quotidiani da banco a banco nell'ora di fisica o di inglese. A volte in cerca di un episodio da segnarsi e da raccontare, a volte con l'ambizione di mettere insieme una di quelle storie che magari poi ti attraversano tutto il triennio delle superiori e vanno avanti ancora, magari non per molto ma non si sa mai.
E' mentre faccio questo giro che vedo N.L. sulla soglia di una delle camere delle ragazze. E sulla soglia di fronte a lui c'è la sua compagna di classe R.R. Alta, bionda, carina, forse bella. Soprattutto alta. Parlano piano guardandosi. Si guardano fisso, parlando: dentro gli occhi, direi. Questione di pochi secondi, mentre passo davanti a loro e sbircio con la coda dell'occhio. Loro mi vedono ma non mi vedono. Io penso ecco, questa è la coppia che si forma questa volta. Passo avanti senza rallentare per non avere l'aria di farmi gli affari loro, ma faccio comunque in tempo ad avere, come ultima immagine che mi si stampa sulla retina, quella di lei che da appena dentro la stanza fa un passo indietro, verso l'interno, e con la mano pizzica il davanti del maglioncino di N.L. tirandoselo vicino. Poi non vedo più ma, solo per un minuto, penso ancora ecco. Poi li lascio soli anche spiritualmente e vado a pensare all'altro che ho da pensare: i loro compagni più o meno stalla e pollaio. Buonanotte a loro.

Ho avuto il tempo di ricordare a N.L. la cosa: dal casolin la fila era lunga e c'è stato modo. E lui mi ha spiegato, forse con una punta di rimpianto ma senza segni di sofferenza, neanche ricordata, in volto, che in realtà l'apparenza ingannava, che allora lui era stato dietro a R.R. per un po', ma senza che poi le cose fossero andate avanti, a parte quella gita e quella notte, nel merito della quale ovviamente, in quella conversazione breve ma non troppo, tra insaccati appesi e terrine di olive, non si è entrati. A lei, a R.R., la cosa non interessava: non più di tanto, almeno. E un dispiacere ideologico l'ho provato anch'io, di fronte a questo microamore sfumato, pur così tanto a posteriori e pur con la normale consapevolezza che di queste combinazioni mancate è piena la storia di tutti senza che in effetti di dolore se ne possa spremere in tutto più di mezzo bicchiere. E' stato un dispiacere che neanche sapeva di esserlo, come è giusto di fronte a queste curiose e forse vane curve del destino.

Ma il punto è che poi, qualche giorno fa, ho visto R.R. Per caso, dopo molti molti anni senza il minimo segnale, cosa tutto sommato abbastanza rara perché quasi di tutti vieni a sapere qualcosa almeno indirettamente per strade più o meno storte. Passo sotto il portico e supero camminando veloce due donne giovani. Intravvedo il loro profilo mentre sono al loro fianco e penso che una delle due la conosco. Mi giro e faccio due passi all'indietro e lei mi riconosce e mi saluta, jeans e stivali, sempre abbastanza bella, sempre alta. Faccio segno che non mi ricordo bene il suo nome e me lo ricorda lei. In pochi secondi chiedo come sta, chiedo lavoro. Dice agenzia di lavoro temporaneo. Chiedo dopo cosa. Dice dopo studi di marketing e comunicazione pubblicitaria. Dico col facciale che le due cose non c'entrano molto una con l'altra. Dice vero e fa capire che il lavoro è quello che è, ma dice che almeno non ci si annoia, sottintendendo che capita un po' di tutto. Chiedo famiglia, dice marito. Dico bene, auguro buone cose e, mezzo per scherzo mezzo sul serio, dico di fare figli, come direbbe una qualsiasi zia Elvira. Poi mi giro e mi allontano.

Dunque tutto normale: il tempo fa i suoi giri e le esistenze gli vanno dietro. N.L. e R.R. stanno ognuno dalla propria parte e neanche sappiamo se e come lei si ricorda di lui o se mai lo pensa o almeno lo ha pensato in passato. Ma io sono contento di averli visti tutti e due per poter avere alla fine almeno un'idea di cosa ne è stato (o non ne è stato) di quel gesto, di quel maglioncino che una mano di ragazza ha tirato verso di sé tanti anni fa in un corridoio d'albergo, e che mi resta nella memoria come una specie di dolce ala della giovinezza.

6 commenti:

  1. Bella lì profio! Peccato non essere mai stati in gita con lei, si potrà mai recuperare?

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  2. Mah, non porto più gente in gita da quella volta che un gruppo di schizzati si fece venire in camera d'albergo della gente che andando via aprì l'estintore di servizio nella tromba delle scale. Possiamo organizzare un giro a Vicensa nel periodo delle sagre del bacalà...

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  3. Alberto ha aperto un estintore a polvere nella camera di un suo compagno di collegio causa rappresaglia e la cosa non mi è sembrata tanto grave, forse è ora di superare questo trauma di molti anni fa... Dico bene Vicensa ma se fanno poenta e costa!

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  4. Quella volta il concierge mi risvegliò con odio (e con piena ragione), la cosa fu sgradevole. Poenta e costa tanto vale Kavaìr. Vicensa è grande e il bacalà è il suo profeta.

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  5. Io ricordo il mitico consiglio: "Meteve su e zavatee..." non so se è ancora di moda...

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  6. Ciao Alice. Sì, potrei avere detto questo: nel senso che vi esortavo a ritirarvi ordinatamente nelle vostre camerette, immagino...

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